martedì, settembre 19, 2006

Da me a te



La guardai per un'ora buona. E quella mano che stropicciava il suo stretto vestitino di fiori, nel sorriso di una trionfale entrata da protagonista del suo cuore ora stringeva quel freddo e piccolo contratto con la morte.
Fumava nervosamente quasi il tempo fosse lì lì per terminare, guardava con sospetto ogni cliente del bar che le passava accanto.
Costole di un'aria di metallo, i piedi le si spaccavano di collera, martelli sul terreno..
Poi prese la sua macchina verde e si allontanò nella strada pesante di asfalto appena steso.

I suoi occhi, liane tese di sorrisi sudamericani, al suono della sua voce roca, divennero tempesta di sabbia e fuoco.
Non poteva sopportarlo. Avrebbe dato tutto perché quell'incubo finisse.. No, non era possibile.. Lui avrebbe amato solo lei. Per sempre. Glielo aveva promesso su quel ponte sospeso...

E allora cominciarono a danzare, felici di quel matrimonio di cuori e corpi caldi, tra le lenzuola di una notte troppo lunga per finire.. il loro odore ovunque, miscela di mirto e grappoli di miele.. a ricordare quelle urla.. delizia di piacere e ricordo di lune lontane.
Ora lui era lì.. cristalizzato nel suo corpo scultoreo. Non un cenno di ricordi nel suo volto teso e canzonatorio.. già ubriaco di un nuovo odore di lamponi e glassa.
Strega di notte, buia tesoriera di ogni sortilegio.. non era riuscita a fermare quell'attimo.
Cosa avrebbe detto il suo rancore? Lì per lì riuscì solo a prestarle l'accendino per un altra sigaretta.
Tu nascosta in fondo a un'amarezza, ora fingerai che il mondo sia un bel posto..
Crescendo sul filo di un'incendio, ora imparerai a ingoiare, a dimenticare.

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