venerdì, agosto 11, 2006

Bicicletta da cantina





Oggi ho comprato un biglietto. Un lungo biglietto lontano chilometri da me.
Un contratto scritto molto tempo fa è stato scisso e rielaborato in tutte le sue clausole.
Era pieno di codici, numeri sconosciuti, alcuni un po' meno, ma comunque da rileggere con parecchia attenzione.
Non ricordavo neanche di averlo firmato quel contratto. La firma a piè di pagina non sembrava la mia. Che inchiostro sbiadito...
Ora quell'inchiostro non l'avrei mai usato per firmare un contratto così importante.
Fatto sta che quella bicicletta era da sempre stata nella mia cantina, ma la luce era sempre guasta e non ne ero mai riuscita a distinguere bene i contorni.
Quanta ruggine su quel manubrio e quanta polvere su quel sellino. Ruote sgonfie, e freni partiti da tempo. Forse sarebbe bastato un po' d'olio.. ma poi mi dissero che era un'utopia pensare di ripararla e decisero di rubarla.
Era bello il cestino.. pensavo a quanti fiori e pane caldo avrei potuto metterci dentro. Ma la bici era comunque andata, non più mia chissàdove.
Qualcuno un giorno decise di comprarne un'altra.. a buon prezzo ma nuova di zecca. Design ultramoderno, titanio ultraleggero. Ma non riuscivo bene a salirci su. Quei pedali erano troppo morbidi per i miei gusti.
Fatto sta che l'ho usata solo un paio di volte. Zaino in spalla perché i cestini ingombrano e i fiori puoi sbatterteli in fronte se vuoi comprarli.
Dicono che basta abituarsi alle novità. Ma io proprio non ci riesco.
Dicono che nulla arrivi a caso ma il mio caso è sempre inatteso.
Dicono che basta niente per essere felice, ma io quei numeri non riesco proprio a farmeli andare giù.

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