giovedì, settembre 14, 2006

Ci ordinarono di stare zitti

C'è tempo per ogni potente segno del destino, che manda a puttane tutto o crea turbini di insondabile fortuna. Non c'è un motivo per cui un ricordo cade, come un pacco di sconosciute lettere o di foto sbiadite dal tempo passato.
Un giorno mi ordinarono di chiudere la bocca, per non parlare più.. forse tutto sarebbe andato meglio senza la mia logorroica ingenuità.
Un giorno, ad un posto di blocco, in una strada d'asfalto nero, bruciata da una luna troppo chiara, mi chiesero di dimostrare.. ciò che ero stata fino ad allora.. Documenti, prego?
Ma non bastava.
Quella caserma dove mi rinchiusero per ore, era freddissima, nonostante l'estate fosse cominciata da un po'. 2 ore di interrogatorio seduta su quella sedia, per sapere dov'ero quella notte, con chi ero...C'era qualcuno, cazzo, che poteva coprire il mio alibi?
Mi pare che fossimo insieme quando tutto accadde..
Quella luce negli occhi, mi faceva lacrimare, ma era inutile... lo sbigottimento tagliava in due il mio respiro.. e le parole restavano bloccate in gola.
Io quella notte non avevo assistito a quel premeditato massacro..26 coltellate dritte al cuore avevano inferto a quel poveretto. E anche quel suo tempo era terminato.
Pensate che avrei mai potuto resistergli? Ero fuggita, chissà dove, in mezzo a bambagia di zucchero filato, pur di non guardare.
E ora non sento più niente. Tutte quelle voci, quelle luci hanno tappato le mie orecchie e i miei occhi. Ora, fa troppo caldo per ricordare di che colore fossero le mura di quella gelida caserma.
E gli abbracci indagatori del mio ritorno a casa sono stati troppo brevi per poterli ricordare.
Nessuno ha pagato per me neache la minima parte della cauzione di quel fermo. Piano piano, a rate, ho ripagato tutta la mia innocenza alla giustizia.
Ma ancora a tante domande devo rispondere... Ma sono tutte le mie, ora, finalmente.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

è reale?

Mada ha detto...

E' reale..